Caratteristiche tecniche
Anno di produzione: 1966 … 1969
Velocità di scorrimento: 4,75 – 9,5 cm/s
Diametro massimo bobine: 13 cm
Tracce: 2 mono
Testine: 2
Transistor: 2SB173 – 2SB175 – 2SB324 – 2SB176
Bias: 35 kHz
Risposta in frequenza
dal libretto di istruzioni originale
Velocità 4,75 cm/s – 1 7/8 IPS: 120 … 5000 Hz
Velocità 9,5 cm/s – 3 3/4 IPS: 120 … 8000 Hz
Funziona con 6 batterie “D” torcia da 1,5 V oppure con alimentatore esterno che fornisca 9 V.
Per la registrazione, è dotato di un circuito che attiva la registrazione appena arriva l’audio (Voice Operation); una cosa simile era già stata brevettata dall’italiano John Geloso nel 1962 col nome “Vocemagic”.
Fa davvero paura la risposta in frequenza di questo registratore, nettamente inferiore rispetto ai competitor europei. A conquistare il consumatore c’era l’auto-reverse automatico, che non era facile da trovare su apparecchiature di fascia “bassa”; il reverse scatta alla fine del lato 1 se si interpone uno spezzone di nastro metallico alla fine della bobina, prima del nastro di coda. Non è prevista la funzione “continuous”, infatti terminato il lato 2 il nastro continua a girare.
La meccanica
La meccanica è semplice ma il montaggio strutturale la rende caotica e difficile da smontare; infatti per cambiare la cinghia dell’argano di trascinamento, bisogna tirar via un bel po’ di cose. Un problema di non poco conto è il motorino, che non ha un regolatore esterno, ma è di quelli autoregolati, per cui quando va sostituita la cinghia del trascinamento va fatta molta attenzione a rispettare le misure della sezione quadrata per non alterare la velocità.
Il cambio di velocità si effettua inserendo e togliendo lo spessore dall’argano del trascinamento, metodo molto sbrigativo che però non tiene conto delle diverse curve di equalizzazione di ogni velocità di scorrimento. Un sistema simile lo si ritrova nell’Akai GX 4000, ma almeno in quel modello si può regolare manualmente l’equalizzazione per usare al meglio il nastro.
L’elettronica
Il circuito stampato è montato sotto al telaio del magnetofono, come spesso accade in questi apparecchi, il cablaggio dei vari cavi risulta un po’ disordinato e caotico, per cui bisogna fare estrema attenzione a non tirare i cavetti durante lo smontaggio. La potenza di uscita indistorta è di circa 1 W. A bordo troviamo un piccolo altoparlante ellittico, che ha comunque una degna riprouzione.
Un’altra grave pecca della progettazione è non aver incluso l’alimentatore, eppure di spazio ce n’è in abbondanza; di conseguenza va utilizzato un alimentatore esterno, nel caso di utilizzo a casa. Il contatore del nastro è quasi inutilizzabile, si muove molto lentamente poiché sono state messe solo due cifre, per cui risulta poco utile se vogliamo tornare indietro o avanti in un punto specifico della registrazione.
Il restauro
Per fortuna il mio esemplare non presentava grossi problemi a livello elettronico, ma solo meccanici tipici di un oggetto rimasto fermo almeno per oltre 30 anni: cinghie varie, lubrificazioni, ecc.
Conclusione
Per carità i giapponesi si sono impegnati, va detto, infatti l’apparato è molto silenzioso, anche la resa acustica (nonostante i limiti di banda) è molto pulita; però dimostravano di avere molte cose ancora da imparare rispetto alle produzioni italiane ed europee. Il mio esemplare è del 1967, e volendo fare parallelismi con altri oggetti della stessa fascia di prezzo, lo faremo vergognare!
Nel complesso però ha un’estetica gradevole e si maneggia con estrema praticità; ha il mobile in plastica con due grandi placche laterali in metallo che lo rinforzano e terminano con la maniglia di trasporto. Le bobine si gestiscono molto bene, grazie ai portabobine con un sistema semplice di autobloccaggio quasi ad incastro, come in molti modelli National Panasonic. Funziona in posizione verticale ed orizzontale.
Scarica schemi e informazioni utili
Schema elettrico
Service manual